Asta 4-U new del 19 novembre 2019
 

Il catalogo si apre con la foto di Pink Rabbit, monumentale opera ludica di Land Art dei Gelitin, che dal 2005 domina la collina nei pressi di Artesina, in Piemonte, dove sembra misteriosamente caduta dal cielo e dove resterà fino a che gli agenti atmosferici non l’avranno definitivamente consumata. A seguire due lavori pittorico-mnemonico di Noga Inbar e Ian Tweedy, in cui appare chiara la predilezione dell’artista nei confronti di quegli oggetti del passato, spesso vecchi libri o documenti, dove ogni centimetro di superficie è custode di una memoria e di una storia ormai passate. La selezione di opere prosegue con l’astrazione situazionista di Alexander Wolff, la pittura narrativo-sociale di Alessandro Pessoli, Domenico Piccolo e Francis Alÿs e la pittura pedagogico-collettiva di Adelita Husni-Bey che, nonostante la giovane età, può vantare l’invito al Padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 2017.

Da sottolineare come la pluralità dei media utilizzati nell’arte degli ultimi decenni trovi ampio spazio in quest’asta: dalla fotografia alla pittura, dall’installazione alle riviste, questi ultimi oggetti di uso quotidiano che, rielaborati da Clement Rodzielski e Luca Bertolo, assumono nuovi significati concettuali.

Gianmarco Montesano fa da preludio alla progressiva semplificazione della pittura di Marco Neri e Andrea Chiesi, presenti in catalogo rispettivamente con tre e quattro lotti, mentre Tony Just, Sean Landers e Davide La Rocca mostrano come il ritratto dell’uomo contemporaneo possa essere riattualizzato attraverso nuovi linguaggi. Entrambe le opere di La Rocca, infatti, non mirano a riprodurre con la maggior precisione possibile il modello ma, piuttosto, analizzano quel processo visivo di frammentazione molecolare e caleidoscopica che ha come fine quello di investigare le maglie del reale.

La sezione del catalogo dedicata all’installazione si apre con due lavori di Eva Marisaldi, entrambi capaci di dialogare con l’ambiente, in modo particolare “Eco”, opera costituita da venti cerchi ginnici, per poi proseguire con Gregor Schneider, altro grande nome del panorama contemporaneo, qui rappresentato con due esempi significativi della sua attività degli ultimi decenni, fino al progetto di una parete installativa di Giuseppe Armenia e all’”Occhio del mondo” di Mario Bottinelli Montandon