Mario Schifano: Rivisitazioni Postmoderne
 

L’articolo di oggi presenta due delle opere di maggior valore e rilevanza storico-artistica attualmente in catalogo: N.3 dagli archivi del Futurismo (1965, lot. 104) e Ingegnere (1966, lot. 105). Si tratta in entrambi i casi di rivisitazioni in chiave postmoderna dei fenomeni più importanti dell’arte italiana del Novecento e, come tali, costruiscono una narrativa complessa e ricca di riferimenti che le inserisce in maniera inequivocabile all’interno della produzione di Schifano.
N.3 è parte dell’ampia ricerca condotta da Schifano sulla storia del Futurismo, il movimento d’avanguardia italiano per eccellenza e il simbolo della cultura visiva del Paese degli inizi del Novecento. L’opera su tela è stata realizzata con una combinazione di smalto ed olio che riprende i colori vibranti delle opere di Boccioni e Severini. E’ tuttavia la composizione a mostrare chiaramente la continuità storica tra il dipinto e i suoi modelli di inizio secolo. Schifano usa la ripetizione delle forme grafiche (come ad esempio le gambe nella porzione inferiore dell’opera) per indicare il movimento della figura, riprendendo così la famosa opera di Giacomo Balla, Bambina che corre sul balcone, conservata presso il Museo del Novecento di Milano.
Inoltre, l’associazione tra il corpo umano e gli ingranaggi meccanici integra la poetica futurista con temi cari a Schifano stesso. Si considerino per esempio i suoi Paesaggi TV, una serie di quadri concepita negli anni ’70, in cui l’artista esplora la relazione tra uomo e macchina attraverso le immagini digitali del televisore, che divengono un filtro percettivo volto verso l’universo circostante. L’importanza storico-artistica di N.3 è dovuta al suo ruolo centrale in uno dei filoni creativi più fertili dell’opera di Schifano. Come tale, l’opera può essere comparata alla serie Futurismo rivisitato, che reinterpreta la famosa fotografia del gruppo futurista riunitosi a Parigi in occasione della loro prima mostra in Europa. Un’altra opera di riferimento è il dipinto Alla Balla, prodotto negli stessi anni e che esamina da vicino il metodo della reiterazione pittorica usata dall’omonimo artista futurista. N.3 è il prodotto coerente di un complesso processo di ricerca critica e artistica.  

La seconda opera presa in considerazione è Ingegnere, un tributo alla carriera di Renato Guttuso, di cui Schifano riprende i celebri ritratti del padre. Schifano produsse questo lavoro con l’intento esplicito di celebrare il grande pittore siciliano, che nel corso degli anni ’60 era già divenuto un punto di riferimento per gli artisti dell’epoca. L’importanza dell’opera è legata alla sua provenienza, dal momento che Schifano la donò a Guttuso stesso, il quale accettò il dono e lo incluse nella propria collezione personale. Pertanto, Ingegnere traccia una linea di successione diretta tra la produzione di Schifano e quella di Guttuso, divenendo così un documento fondamentale per ricostruirne lo sviluppo come artista, in un riferimento assiduo e costante ai grandi modelli del passato più o meno recente. Inoltre, la provenienza eccellente dell’opera la rende un oggetto unico, che unisce indissolubilmente le sorti di due artisti chiave della storia dell’arte italiana.
I due lavori proposti acquisiscono importanza sia in virtù della loro intrinseca qualità pittorica che della loro relazione stretta con la densa storia del Novecento italiano. L’opera di Schifano è ricca di riferimenti storici e biografici che disegnano un complesso panorama relazionale in cui l’artista, saldo nel presente, guarda ad un futuro prossimo che è in grado di delineare con gli strumenti critici e artistici presi in prestito da un passato illustre. Si tratta pertanto di una narrazione complessa e non sempre lineare, che può essere ricostruita e assorbita solo attraverso le opere stesse.