Si tratta di un’occasione irripetibile per avvicinarsi ad un formato artistico poco noto, ovvero la grande produzione su carta che accompagna il percorso di molti artisti lungo il panorama dell’arte moderna. Stampe e disegni, fin dal Cinquecento, sono state impiegate come metodo relativamente economico per gli artisti che intendono promuovere la propria opera preservando la qualità del prodotto materiale e raggiungendo al tempo stesso un bacino di acquirenti più vasto. Altri artisti si sono invece specializzati nel genere delle stampe, che rappresenta il centro della loro carriera anziché un’attività parallela. La mostra offre la possibilità di sondare questo aspetto nel contesto dell’arte italiana del Novecento, dalle visioni oniriche degli artisti simbolisti di inizio secolo fino alla Pop Art degli anni ’70.
La mostra, curata da Claudio Salsi, comprende i lavori di ben cento artisti di rilievo dell’arte italiana del ventesimo secolo. Collocato nelle stanze sotterranee della corte ducale, il percorso espositivo si sviluppa lungo due sale divise internamente per creare una progressione cronologica. Il curatore ha scelto di non considerare tutti i possibili filoni delle arti grafiche nel corso di un secolo lungo e denso. Piuttosto, ha deciso di prendere alcuni spunti e soffermarsi sugli eventi e i movimenti artistici più rilevanti e d’interesse per lo sviluppo di questo medium artistico. Troviamo grandi cavalli di battaglia della storia dell’arte nazionale quali il futurismo di Boccioni, di cui è possibile ammirare anche alcune stampe giovanili dal tono più classico che sperimentale, così come giganti del calibro di Amedeo Modigliani e Giorgio Morandi. Gli artisti selezionati includono anche figure eminenti dell’universo milanese, come ad esempio Enrico Baj, di cui Art-Rite ha recentemente presentato sei lotti all’asta U-3 del 26 Giugno. Tutte le opere proposte hanno riscontrato l’interesse del pubblico e sono state aggiudicate per prezzi che in tutti i casi hanno raggiunto o persino ecceduto le stime preliminari.
Per quanto la mostra tragga molte delle sue opere da collezioni pubbliche milanesi, la portata dei lavori proposti rimane internazionale e alquanto variegata. Figurano nomi notevoli, come ad esempio quelli di Auguste Rodin, il noto scultore francese, il norvegese Edvard Munch e il belga James Ensor, le cui immagini grottesche e macabre appaiono particolarmente affini a quelle dell’italiano Alberto Martini, di cui sono esposti cinque lavori e a cui è dedicata una sezione della mostra.
La carriera di Martini stesso, come egli ha dichiarato, non fiorisce in Italia, dove le sue rappresentazioni dal gusto gotico e misterioso erano considerate indecenti e oscure, bensì all’estero. D’altro canto, la fama di Martini come incisore nasce e si sviluppa in Francia, dove le sue opere più sperimentali, come ad esempio il Bacio (1915) esposto in mostra, prefigurano movimenti di grido più tardi, quali il Surrealismo che fece di Parigi la propria capitale.
Il Bacio di Martini si avvicina, in termini di stile e soggetto, ad un’altra sua opera venduta recentemente presso Art-Rite per un prezzo straordinario. Si tratta di Amore. Sorgente di fiamma viva (1914), una litografia appartenente a un’edizione limitata di cinquanta esemplari e accompagnata in asta da un’acquaforte di Luigi Bartolini. Il lotto è riuscito ad aggiudicarsi un prezzo pari a dieci volte la stima iniziale, mostrando un apprezzamento notevole per la figura artistica di Martini. Si tratta, da questo punto di vista, di un’espressione di fiducia ben riposta, dal momento che Martini è stato protagonista di mostre importanti nel corso degli ultimi anni. Da una parte l’esibizione del Castello Sforzesco e, dall’altra, la mostra Simbolismo tenutasi a Palazzo Reale nel 2016. In Amore, l’artista ripropone il tema del bacio, immaginando due figure che emergono come petali di una rosa su uno sfondo scuro e misterioso. Una delle caratteristiche chiave dell’arte di Martini è l’uso di fondi neri e saturi, che creano un contrasto netto con le aree dove l’incisore ha lasciato esposto il supporto cartaceo bianco.
Il soggetto è particolarmente creativo. Spesso Martini nel corso della sua produzione lavorò come illustratore, corredando testi pre-esistenti con le proprie immagini. Forse per questo motivo, le sue grafiche indipendenti mantengono comunque il senso di una narrazione, una storia che si sviluppa attraverso la rappresentazione di figure enigmatiche, paesaggi oscuri, e soggetti inquietanti. Nel caso di Amore, il tema centrale del bacio tra i due petali antropomorfi si complica attraverso una serie di riferimenti ambigui e non completamente chiariti. Ad esempio, non è chiaro a cosa alluda il gorgo luminoso in basso a sinistra. Inoltre, non è chiaro se le linee bianche all’orizzonte rappresentino un paesaggio nello scuro della notte o forse qualcosa di più sinistro.
Martini offre all’osservatore abbastanza dettagli da poter costruire una storia ma, al tempo stesso, nasconde selettivamente gli elementi che la renderebbero fin troppo chiara e dunque banale. In questo modo, la fantasia dello spettatore può viaggiare attraverso l’immagine, espandendone i confini e rendendola viva, interessante. La perfezione della tecnica incisoria di Martini fa sì che simili lavori raggiungano un livello di complessità insperato. Da questo punto di vista, si capisce come le opere grafiche possano aspirare allo stesso prestigio di lavori indipendenti, contro il luogo comune purtroppo molto diffuso che si tratti di creazioni minori, parte dell’eredità di una certa qual corrente critica formalista che nel Novecento ha enfatizzato, forse eccessivamente, l’importanza dell’unicità dell’opera d’arte, squalificando così in maniera aleatoria prodotti seriali di altissima qualità, come le stampe di Martini. Ciò detto, mostre quali Novecento di Carta indicano che il mondo accademico si sta muovendo nella giusta direzione, attribuendo a questi lavori il loro valore effettivo. Come dichiarò il critico ed estimatore di stampe Vittorio Pica (1864-1930), a cui è dedicata la prima sezione della mostra, “una cartella di stampe può contenere una somma di gradimento estetico non minore di una sala di pinacoteca”.
L’esposizione di un numero considerevole di lavori su carta rappresenta uno sforzo notevole, dal momento che questo materiale richiede attenzioni particolari e molta cura nei processi di conservazione. A differenza di altri supporti, la carta reagisce in maniera drammatica a fattori quali variazioni di umidità e temperatura. Persino la luce può risultare problematica e causare l’alterazione o lo scolorimento di stampe e disegni. Per questo motivo, la scelta di uno spazio sotterraneo per la mostra appare quanto più che azzeccato, permettendo ai curatori di controllare l’afflusso di luce e limitare così i possibili danni alle opere esposte. E’ stato così possibile radunare un catalogo di opere importanti, spesso non sono visibili al grande pubblico per via delle problematiche espositive.
Un altro elemento importante che caratterizza la mostra è l’origine delle opere esposte, provenienti da collezioni pubbliche di rilievo. Come accennato, molti di questi lavori non possono essere esposti permanentemente per via dei complessi requisiti dati dai materiali. Tra le istituzioni rappresentate troviamo il Gabinetto dei Disegni del Castello, la collezione Achille Bertarelli, il Museo del 900 e molte altre. Tra queste, la collezione di Intesa San Paolo è rappresentata da un gruppo di opere particolarmente interessanti, una serie di dodici lavori del pittore Lucio Fontana. Di fatti, la scelta curatoriale risulta interessante dal modo in cui le opere sono sì raggruppate cronologicamente, ma lasciando anche degli spazi espositivi riservati a specifiche collezioni, che possono così mostrare i propri capolavori e mettere in mostra la propria identità individuale come istituzioni culturali attive sul territorio.
Novecento di Carta propone di presentare al pubblico un tema, quello delle arti grafiche, non comune e spesso marginale rispetto alle principali narrative della storia dell’arte. Nondimeno, l’approccio scelto dal curatore non è eccessivamente specialistico e promette di offrire al pubblico una spiegazione chiara del linguaggio tecnico e delle specificità di questo ambito. L’andamento cronologico del percorso di visita permette al visitatore di orientarsi tra le numerose opere esposte e le diverse tecniche artistiche sono esposte attraverso testi appositi, che rendono l’esperienza particolarmente accessibile. La mostra è un’occasione unica per poter accedere ad opere difficilmente visionabili nelle loro collezioni di origine, proponendo un gruppo variegato di artisti italiani e non, più o meno conosciuti ma tutti di grande rilievo dal punto di vista tecnico ed estetico. Inoltre, l’esibizione indica un crescente interesse da parte del mondo accademico e del pubblico per le arti grafiche, registrato anche da Art-Rite a seguito dei successi nella recente asta U-3 del 26 Giugno, tra cui la vendita da record del lotto di Martini.