La fama di Chin nasce da un contatto profondo dalla natia tradizione pittorica orientale ed il mondo occidentale, con cui egli si misurò lungo tutta la sua produzione. In questo approfondimento, prenderemo in considerazione le due opere di Chin proposte in catalogo, che evidenziano le diverse forme della sua ricerca come artista e il suo complesso rapporto con la pittura astratta.
Nato a Shangai nella Cina continentale nel 1935, Chin si forma artisticamente presso l’Università Nazionale Normale di Taiwan, dove si laurea nel 1955 nel bel mezzo della prima crisi dello stretto di Formosa, che vide contrapporsi la Cina comunista il governo nazionalista di Taipei. Nonostante gli inizi della sua formazione si collochino fermamente nel continente asiatico, l’arte di Chin si sviluppa a partire da uno stretto contatto con l’Europa, in particolare per mezzo delle avanguardie della prima metà del Novecento. Si tratta di un fattore notevole, dal momento che gli artisti cinesi di quell’epoca erano principalmente interessati alla pittura europea dell’Ottocento, mentre Chin si interessò dei fenomeni artistici più recenti. D’altra parte, il pittore guardò anche alla tradizione artistica cinese, considerando le proprie creazioni come un ponte tra passato e presente, uno spazio di rinascita per la secolare cultura visiva asiatica.
In Cina, Chin diventa parte del movimento artistico To Fan, i cui membri erano meglio conosciuti al pubblico come “gli Otto Banditi” in riferimento al loro stile artistico dinamico e innovativo. La terminologia impiegata è interessante dal momento che ricorda le definizioni negative affibbiate a gruppi di avanguardia europei nella prima metà del Novecento. Un caso eclatante è quello dei Fauvisti, il cui nome proviene dal francese “fauves”, che significa “bestie”. L’utilizzo di un linguaggio peggiorativo di natura aggressiva e dinamica connota To Fan ed i suoi membri come un gruppo di avanguardia, nato con l’intento di osteggiare atteggiamenti conservatori nel mondo dell’arte. Proprio per questo, la produzione di Chin riuscì a catturare l’attenzione del pubblico non solo in Cina ma anche all’estero. Nel 1956, il pittore ottiene una borsa di studio dal governo spagnolo, così da poter proseguire con la propria formazione in Europa.
Durante il periodo europeo, Chin sperimenta con varie forme di astrazione, che combinano una pittura sostanzialmente bidimensionale composta da campiture larghe, che creano effetti ritmici in grado di evocare visivamente onde lunghe e sinuose. E’ questa la natura di una delle due opere presentate in catalogo, Chi – 339 (1997), che il pittore produsse nei suoi ultimi anni. Il colore intenso e brillante del dipinto, prodotto su di un singolo foglio di carta bianca di medie dimensioni (48 x 94 cm), è dato dall’utilizzo del colore acrilico. Rispetto all’olio, la vernice acrilica risulta particolarmente fluida e, dunque, adatta a pennellate larghe che creano superfici piatte, prive del tipico spessore che caratterizza materiali più pastosi. Questo effetto bidimensionale caratterizza anche il secondo lotto presentato in asta, una serie di due litografie datate 1972, in cui il pittore sostituisce le forme fluide con un pattern geometrico e colorato. Per quanto le due opere risultino formalmente molto diverse tra di loro, sono accomunate da una visione dell’arte astratta basata sulla negazione dell’effetto illusionistico della pittura. Il supporto pittorico non crea uno spazio immaginifico, piuttosto enfatizza la mancanza di spessore del foglio di carta.
In Chi – 339, Chin si focalizza sul colore blu, mescolato a tracce di vernice magenta particolarmente evidenti ai margini della composizione, dove la linea di colore si frammenta creando un effetto pulviscolare. Qui, i diversi colori si confondono con il bianco della carta sottostante creando un effetto visivo cangiante. Da un punto di vista figurativo, l’opera d’arte è composta di una singola linea obliqua tracciata tra i vertici opposti del foglio. Ciò lascia grandi porzioni del supporto intatte, creando una dialettica di contrasto tra il colore intenso e il bianco opaco della carta. La composizione ideata dall’artista genera diverse forme di parallelismi visivi, in cui il centro del foglio diventa anche centro di simmetria dell’immagine. Le due bande di colore al centro creano un’opposizione tra i due estremi bianchi del foglio. D’altro canto, la striscia di colore è divisa in due sezioni le cui estremità appaiono separate da un sottile strato lasciato libero dalla vernice. Attorno a queste sezioni, la pittura si addensa e diventa più concentrata, mentre agli angoli della composizione l’effetto è più frammentario, come se il colore si stesse dissipando.
Nel vocabolario visivo dell’artista, gli elementi formali appena descritti si ripetono spesso e includono anche globi, spirali, e altre forme dai contorni fluidi. Spesso, Chin crea vere e proprie galassie di colore, che gli permettono di superare il limite bidimensionale creato dal supporto. In Chi – 339, questo è particolarmente evidente a partire dalle zone più concentrate di colore blu, che creano un denso effetto visivo e permettono allo sguardo di penetrare all’interno dell’opera. Questo risultato è evidente a partire dal contrasto tra le aree di colore e le porzioni lasciate intatte. Da questo punto di vista, le due litografie propongono una forma di arte astratta più tradizionale, correlata all’utilizzo di forme geometriche e lineari rappresentate nel mondo occidentale da artisti quali Piet Mondrian o, in Italia, Atanasio Soldati (anch’egli in catalogo) ed il Movimento Arte Concreta da lui fondato sulla scia del De Stijl olandese. Da questo punto di vista, la proposta in asta di due lotti tanto diversi offre un colpo d’occhio curioso sull’opera dell’artista e ne evidenzia le diverse caratteristiche, così come il contatto con diverse forme di rappresentazione nel corso della sua opera.
Il confronto tra i due lotti evidenzia la differenza tra i materiali impiegati dal pittore. Da un lato, la pittura con vernice acrilica è capace di riprodurre il movimento dell’artista attraverso il gesto artistico. L’effetto del braccio, che si muove attraverso il foglio di carta, è segnalato dai contorni curvi delle bande di colore, che evidenziano un processo relativamente libero da costrizioni materiali e dunque più personale. Da un certo punto di vista, questo approccio ricorda le opere degli espressionisti astratti che operarono in America attorno alla metà del Novecento: Jackson Pollock, Mark Rothko, Willem de Kooning. Nelle loro creazioni, la mancanza di un limite formale conferisce all’artista uno spazio di completa libertà. Così, in Chi – 339 il pittore procede senza tracciare un disegno preparatorio ma si limita ad effondere il colore sulla superficie cartacea. Se in quest’opera la libertà del gesto artistico è centrale nella sua realizzazione materiale, nelle due litografie il processo è sostanzialmente opposto, come suggerito visivamente dai contorni rigidi delle forme geometriche scelte da Chin. Per loro natura, le stampe prevedono la creazione di un design da parte dell’artista, che viene poi trasferito nel processo di stampa su di un supporto cartaceo. Per questo motivo, le forme rimangono sostanzialmente geometriche, I colori separati in bande chiaramente distinte e monocolori. Dunque, la differenza tra I due lotti non è necessariamente segno di visioni artistiche antitetiche. Piuttosto, evidenzia le qualità formali che possono essere attribuite a partire da materiali e tecniche diverse.
Le due opere in catalogo sono autenticate ufficialmente attraverso il timbro dell’artista (Chi – 339) o la sua firma (per le litografie). Si tratta di una proposta d’interesse, dal momento che propone un pittore di rilievo internazionale, la cui carriera comprende tanto il mondo orientale, in cui Chin si è formato inizialmente come pittore, che quello occidentale, a cui è approdato nella seconda fase della sua carriera. Per questo motivo, la produzione di Chin sfugge a categorizzazioni nette e propone una visione dell’arte astratta indipendente da etichette di rilevanza meramente nazionale. Inoltre, l’esposizione di opere connotate da tecniche artistiche eterogenee permette di apprezzare la creatività multiforme dell’artista, che ha esplorato lungo il corso della sua vita le molte possibilità collegate all’astrattismo, sia nella sua visione più rigida e geometrica sia attraverso forme più fluide ed espressive.